Iniziamo con il dire che “una rondine non fa primavera”.
La giornata di ieri è stata, per le piazze internazionali, piuttosto positiva, in particolar modo per l’Europa. A Milano, piazza Affari ha chiuso a + 2,3%, miglior seduta da inizio anno, mentre l’Eurostoxx ha fatto segnare + 2,2%.
Qualsiasi conclusione, peraltro, è evidentemente prematura, anche se qualche analisi può iniziare ad essere fatta.
Appare evidente che i mercati non vedono, al momento, particolari pericoli per quanto sta succedendo alle porte del Medio Oriente. L’allargamento del conflitto, con il coinvolgimento di altri Paesi arabi, come successo in passato, al momento viene dato come poco probabile. La violenza e la crudeltà dell’attacco di Hamas non fanno che ulteriormente isolare il gruppo terroristico, anche all’interno dello stesso mondo arabo: a parte l’Iran, che ha lodato “l’eroismo” dei terroristi palestinesi, nessun Paese si è schierato con il gruppo terroristico, poco desiderosi, in un momento in cui il mondo è alla ricerca di nuovi equilibri, di allearsi con chi ha preferito azioni che sembrano essere quasi dimostrative, ma che non fanno altro che provocare una reazione, da parte dell’aggredito, che si preannuncia piuttosto dura, oltre ad aver “compattato” gli schieramenti (come dimostrano la conferenza stampa di ieri di Biden, che di certo non ha una grande ammirazione per Netanyahu, e l’annuncio del prossimo viaggio in Israele di Blinken, oltre alla solidarietà espressa dall’Europa).
Di conseguenza, si ritiene che le ostilità militari non debbano durare molto, con Hamas costretta a “rientrare nei ranghi”. Diverso quanto potrà succedere nella striscia di Gaza, che probabilmente verrà “blindata”, con la popolazione costretta a vivere in condizioni ancora più difficili, se non proibitive (già ieri la UE, per esempio, è intervenuta, chiedendo a Israele di rispettare i diritti fondamentali che possano garantire una vita dignitosa, criticando la privazione di acqua, luce e gas).
Ad incidere sui mercati sono state le indicazioni della Federal Reserve, con alcuni suoi esponenti che hanno dichiarato che i segnali che arrivano dall’economia (americana) fanno pensare che potrebbe non esserci più il bisogno di proseguire nelle politiche di rigore monetario. E’ stato peraltro riaffermato che i “tassi neutrali” saranno certamente più alti rispetto al periodo precedente la pandemia, ma, altresì, inferiori al 5%, come qualcuno ipotizzava. Si conferma, quindi, la grande “sensibilità” dei mercati alle prospettive sui tassi: al momento questo sembra essere il vero “spartiacque” per l’economia, più della geo-politica e dell’instabilità che potrebbe derivarne.
In tal senso, è interessante osservare quanto emerso in un’analisi del FMI (tra l’latro in “conclave” in questi giorni a Marrakesh). Nel documento si dice che un eventuale aumento del prezzo del petrolio del 10% causerebbe una riduzione, nell’anno successivo, del PIL mondiale non superiore allo 0,15% nonché un aumento dell’inflazione dello 0,4%. Se guardiamo alla reazione alle tensioni in Medio oriente, notiamo che, dopo il rialzo di lunedì (circa il 4%), ieri i prezzi si sono assestati: l’impatto, quindi, della nuova crisi appare piuttosto limitato. Un po’ diverso il discorso, invece, per quanto riguarda il gas: anche ieri, allo snodo di Amsterdam, il megawattora ha avuto una nuova impennata, che ha portato i prezzi vicino ai 50€. Peraltro, pare che la causa principale sia stato il sabotaggio di un gasdotto nel Mar Baltico, il Balticonnector che collega la Finlandia all’Estonia, messo fuori uso domenica.
Sempre dal FMI sono arrivate, ieri, indicazioni sulle stime di crescita per il 2024.
A livello globale, il 2023 dovrebbe chiudersi a + 3%, mentre per il 2024 ci dovremmo attestare intorno al 2,9%, lo 0,1% in meno rispetto alle previsioni precedenti.
Gli USA passeranno dal + 2,1% del 2023 al + 1,5% l’anno prossimo; il Giappone da + 2% a + 1%. La Germania dal – 0,5% al + 0,9%. L’Italia, sia per quest’anno che per il prossimo, non dovrebbe scostarsi da un + 0,7%, ben lontano dal + 1,2% previsto dal Governo, su cui è stata “disegnata” la Nadef presentata nei giorni scorsi. A preoccupare, ancora una volta, la Cina. Ormai sono lontanissimi i tempi in cui il gigante orientale cresceva ad la vertiginoso ritmo del 10% annuo: quest’anno già il 5% dovrebbe essere un successo, mentre per l’anno prossimo viene stimato un più modesto (per quell’economia) + 4,2%.
Chi, invece, continuerà in maniera spedita è l’India, che viaggerà, sia quest’anno che l’anno prossimo, al + 6,3%.
Stupisce la Russia, con il + 2,2% quest’anno e il + 1% l’anno prossimo, “in barba” alle sanzioni. Ma ancor di più stupisce l’Ucraina: può sembrare incredibile, ma quest’anno, nonostante le devastazioni della guerra, il Paese crescerà del 2%, e ancor di più lo farà l’anno prossimo, quando dovrebbe toccare il + 3,2% (più dell’Eurozona, che, invece, si fermerà al + 1,2%).
L’andamento dei mercati asiatici conferma il “sentiment” positivo emerso ieri.
A Tokyo il Nikkei è a + 0,60%, mentre a Hong Kong l’Hang Seng “allunga”, portandosi a + 1,5%.
Al palo, invece, Shanghai, intorno alla parità. Alcuni osservatori lasciano trapelare che il Governo avrebbe allo studio alcune misure per stimolare un’economia che non accenna a riprendersi dopo il Covid.
Futures sotto la parità in Europa (Eurostoxx – 0,64%), mentre negli USA sono poco mossi.
Il petrolio anche questa mattina non da segnali di nervosismo, con il WTI che si mantiene intorno ai $ 86 (86,28, + 0,24%).
Gas naturale Usa a $ 3,442 (+ 1,60%).
Consolida l’oro, a $ 1.875, – 0,10%, confermando che le tensioni internazionali rimango sotto il livello di guardia.
Le aspettative sui tassi “fanno bene” agli spread.
Quello italiano è tornato sotto i 200 bp: questa mattina tratta a 195, con il BTP al 4,71%.
Bund tedesco a 2,77%.
Treasury note che “restringe” ancora, a 4,63% (da notare che anche il biennale è sceso sotto il 5%, con la “curva” che si sta appiattendo).
€ in rafforzamento, con l’€/$ a 1,0613, altro segnale positivo sul fronte internazionale.
Bitcoin di nuovo vicino ai $ 27.000 (27.091), dopo il rialzo della settimana scorsa.
Ps: si celebra quest’anno il centenario della nascita di Italo Calvino, uno dei più grandi scrittori italiano. Pur essendo nato a Cuba, l’autore ha trascorso molti anni della sua vita a Sanremo (lì nacque, tra l’altro, l’amicizia con Eugenio Scalfari, altre illustre cittadino sanremese per un po’ di tempo). Per celebrarlo, la Zecca ha deciso di coniare una moneta. Peccato che sul verso della moneta abbia stampato l’immagine di Mentone, simile alla cittadina ligure (se non altro perché c’è il mare….). Speriamo non si tratti di un infiltrato del conio francese e non sia l’inizio di una guerra diplomatica tra i 2 Paesi…Comunque, a scuola bisognerebbe, tra le altre cose, continuare a studiare la geografia.